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Viaggi della memoria a.s 21-22

13 Aprile 2022 Destinazione Marzabotto: è il coronamento del lungo percorso di formazione intrapreso a novembre da docenti e studenti all'interno del progetto “Essere cittadini Europei – Percorsi per una Memoria europea attiva”.  Il progetto 2021-2022 ha posto l’accento sui temi, a lungo ignorati, dei campi fascisti nel territorio del Regno d’Italia per militari e civili, a partire dall’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 e delle stragi naziste e fasciste di civili. L’eccidio è impropriamente ricordato come la strage di Marzabotto, in realtà si consumò nei piccoli paesini, strategicamente abbarbicati alle pendici del Monte Sole  sulla linea di confine tra la valle del fiume Reno e la valle del fiume Setta, zona chiave della lotta partigiana a pochi chilometri dalla linea Gotica.  La resistenza  di questi luoghi è stata fatta da gente semplice, che andrà a costituire la Brigata Stella, una brigata non nata dall’appartenenza politica come le altre ben note brigate che hanno colorato la nostra Resistenza, ma nata dall’appartenenza ad un luogo, le valli di Monte Sole. 

"Seduti sui resti di ciò che rimane di quella che fu un tempo l’osteria del paese di Capraia di Sopra, abbiamo ascoltato il racconto  della nostra guida Donata Pacchi, un racconto fatto di nomi, di volti, di dettagli come non possono mancare in nessuna narrazione che si rispetti.  L’osteria era all’epoca, il capolinea del viaggio del postino, Angelo Bertuzzi, colui che non solo portava e distribuiva la posta in questo angolo remoto di mondo, ma anche la leggeva a coloro che analfabeti, non sapevano leggere. La mattina del 29 settembre 1944 fu uno dei primi ad arrivare e a raccogliere le prime immagini dell’orrore. Il cammino prosegue sul crinale di questa valle, il contrasto è forte, tra la bellezza della natura che ci circonda e la memoria dell’orrore che stiamo rivivendo".

E poi: "Giungiamo a ciò che rimane dell’antica Chiesa di Casaglia un tempo luogo vivo di ritrovo e preghiera della comunità, all’epoca meravigliosamente dipinta dalla pittrice barocca Elisabetta Sirani, oggi rimangono in piedi alcuni brandelli di mura, con la lapide che ricorda che in quel luogo il parroco, dell’allora comunità di Casaglia, Ubaldo Marchioni, lì in quel luogo di culto, trovò la morte. A ricordarci che nessuna guerra si ferma di fronte a nulla, nemmeno al Sacro". 

La tappa successiva è il cimitero di Casaglia, il luogo dove 80 persone vennero trasferite quella mattina del 29 settembre, dalla Chiesa, dove avevano cercato riparo e conforto nella speranza che i confini del Sacro potessero difenderli.

"Il piccolo cimitero è un quadrilatero chiuso da un cancello, in cui vennero spinte queste donne e bambini e poi trucidati. Le testimonianze dei pochi sopravvissuti e lette da Donata in quel luogo, rendono il momento particolarmente denso di senso e di dolore ed è impossibile non pensare alle immagini di un’altra guerra che si sta consumando non tanto distante da noi, le parole lette, si sovrappongono alle immagini che abbiamo  anche noi negli occhi e che i social divulgano a migliaia ogni giorno, e non possiamo non considerare che l’orrore della guerra è sempre uguale in ogni tempo, che il non senso della guerra è sempre vivo ieri come oggi. Al piccolo cimitero di Casaglia abbiamo ricordato davanti alla sua tomba don Giuseppe Dossetti, il prete operaio che tutti conosciamo per il suo attivismo anche da sacerdote, ma che forse non ricordiamo abbastanza come padre costituente artefice dell’articolo 11 della nostra Costituzione, l’Italia ripudia la guerra perché la guerra chiama altre guerre e oggi più che mai dovremmo ricordarcelo".

I ragazzi, con grande partecipazione, hanno ripercorso questo triste cammino affiancati dai loro insegnanti, dall’organizzatrice di questi viaggi della memoria la professoressa Ilde Bottoli e da alcune autorità, il sindaco di Cremona Gianluca Glimberti e il presidente del coordinamento provinciale degli enti Locali per la Pace di Cremona e provincia, come a ricordare che "fare memoria" è un dovere civile in cui istituzioni e scuola si sentono impegnate insieme. 

Ecco il silenzio è forse stata l’esperienza più forte, questi luoghi sono stati rasi al suolo, a testimoniare che la guerra distrugge e non semina mai nulla

La mattina si è conclusa nella località di San Martino altro luogo di sangue e di eccidio: "Qui ci hanno accolto le parole di una bella poesia di L. Gherardi, anche “le querce hanno memoria …memorie di stermini e di paure…” I nostri occhi si alzano verso le fronde di queste querce che immobili da secoli hanno visto e silenziosamente custodiscono l’orrore della guerra.  Ecco il silenzio è forse stata l’esperienza più forte, questi luoghi sono stati rasi al suolo, a testimoniare che la guerra distrugge e non semina mai nulla. Solo i sopravvissuti se riusciranno a superare il dolore sordo delle atrocità viste e subite potranno ricostruire. Qui a Monte Sole, le persone hanno ricostruito, hanno dato vita a una memoria attiva. A Marzabotto nel 1961 venne edificato il Sacrario alle 771  vittime, tra queste più di 200 furono bambini anche di pochi mesi, e nel 2016 è stata inaugurata la Casa della cultura e della memoria, luogo di visita e di documentazione importante.

Immagine Marzabottoimmagine montesole

12 aprile:  museo del deportato di Carpi e nel pomeriggio al campo nazifascista di Fossoli. Il museo del deportato di Carpi ha rapito, in un silenzioso raccoglimento, gli studenti; un gioiello progettato dallo studio di architettura Bbpr (lo storico studio di architetti razionalisti, due dei quali, Belgioioso e Banfi, furono deportati a Gusen). Nelle teche gli oggetti dei deportati trovati nel campo di Fossoli. Sulle pareti, oltre due incisioni di valore, una di Picasso e una di Guttuso, le lettere dei condannati a morte della Resistenza segnano il percorso che è una scoperta della storia e della memoria: uno spazio allestito nel’ 73 dopo le mostre itineranti degli anni Cinquanta, quando ancora era difficile ammettere che anche l’Italia era colpevole, che anche c’erano stati campi per i deportati. Proprio per questo è stato importante percorrere il cammino di guerra di Carpi: dove ogni angolo ricorda la tragedia, dove le piazze si riempivano per il duce e sarebbe stato molto più semplice e facile dimenticarlo. Invece a Carpi hanno deciso di fare i conti con il passato e “da decenni si investe nella memoria”, come ha sottolineato Ilde Bottoli, direttore scientifico del progetto, durante la cerimonia al Fossoli.
Aperto nel 1942 dal regime fascista per i prigionieri di guerra, nel 1943 fu trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in campo di concentramento per ebrei. Dal marzo del 1944 diventò un campo nazista, anticamera della deportazione nei campi di concentramento e di sterminio nel Reich. Dopo la fine della guerra, il campo ha subito diverse trasformazioni, qui sono le origini della comunità di Nomadelfia e dal 1954 alla fine degli anni ’60 qui saranno accolti gli esuli giuliani e dalmati che fondarono il Villaggio San Marco.
Proprio in questo campo, duecento studenti silenziosi hanno ascoltato l’ on. Pierluigi Castagnetti, presidente di Fondazione Fossoli, che ha spronato alla “intelligenza storica”, perché ” tutto quello che abbiamo costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale trova fondamento e ragione da quanto avete sentito visitando questi luoghi oggi” .

 

Servizio TG di Cremona 1